tag:blogger.com,1999:blog-35842898305335435252024-03-13T09:24:45.286+01:00DOMINO LE PAROLEGiochi di parole, significanti, significati, racconti e ogni altro genere di contenuto sia possibile sviluppare attraverso le lettere dell’alfabeto. Si aspettano idee.. condividete!!GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.comBlogger20125tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-20217280701243927242011-03-29T00:57:00.002+02:002011-03-29T01:00:14.974+02:00RIVERBERO<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">In questi eterni presenti di esistenza che srotola la sua pellicola su fotogrammi uguali a sé stessi la vita la vedo comunque davanti luminosa, rosa, gialla. Nonostante l’aria a volte si faccia rarefatta, soffocante, quasi assente, m’illudo comunque di esserci, e l’illusione sopravvive, resiste nonostante tutto, si accanisce, mi si attacca ai visceri, ai gangli ai nervi al corpo, reclama presenza, invoca coraggio, pietà, supplica le cose che mi circondano per abitudine di farmi compagnia, di tenermi il gioco, sorreggermi. </div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"></div><br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">E trovo così la mia pace, colgo un universo parallelo alla mia vista fatto di niente, fatto di luce gialla tenue e delicata, di luccichii rosa ed arancioni sfumati, disabitato.</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div>E questo mi calma, diffonde un calore speciale, ricopre i miei sensi smarriti, protegge, ovatta la visione d’insieme.<br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Non voglio pensare, alle cose non c’è soluzione, rimangono sempre a metà, rafforzano la mia idea di irrisolto, sospendono il farsi del tempo, subdole, infingarde, svogliate. </div><br />
Ma la vita rimane, in questa forma che è fatta di niente, per costruirmi dei soli artificiali, per inventarsi un modo di riscaldarmi, illuminarmi, proteggermi. Rimane a dirmi che intanto lei c’è, a rassicurarmi che ci sarà comunque, qualora un giorno non ne avessi più voglia, ci sarà lei al mio posto per sempre. <br />
<br />
Ed io mi affido a questa luce che mi segue, da un senso al niente che sono e al niente che è, mio unico riferimento, in luogo dei punti fermi, che proprio non ho, e forse mai ho avuto. <br />
<br />
Mi scaldo così come posso, ma sono comunque contenta, in fondo non mi sono mai persa, persa del tutto completamente. <br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">Sono comunque contenta: non sono mai scivolata, mai perso l’equilibrio dalla cima più alta, mai caduta nel baratro senza fondo e senza speranza, nero come la pece e buio come la morte, impossibile da risalire. </div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">In fondo io vedo la luce, la vedo e non posso ignorarla, mi segue e mi illumina il volto, coi tiepidi raggi mi scalda. </div><div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div><div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMvWT41lJ2qPRFiscu79FGPbZKvaVluCmzDRglNG9bMT39hroxcUPR2fCVU1Sl3UgakVgKygt5O1H2u_Fo8wepvlLJT0dBT6n94udacefG3tvx9ZWej4SR5aIyludthbu5KQpq0-SwIAc/s1600/RIVERBERO.jpg" imageanchor="1" style="cssfloat: left; height: 239px; margin-left: 1em; margin-right: 1em; width: 226px;"><img border="0" height="239" r6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMvWT41lJ2qPRFiscu79FGPbZKvaVluCmzDRglNG9bMT39hroxcUPR2fCVU1Sl3UgakVgKygt5O1H2u_Fo8wepvlLJT0dBT6n94udacefG3tvx9ZWej4SR5aIyludthbu5KQpq0-SwIAc/s320/RIVERBERO.jpg" width="320" /></a></div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-37389490766859680192011-02-27T22:29:00.001+01:002011-03-05T00:54:41.779+01:00SOLO PER VOI<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-MgzRWYXoKUfO0bZEEmRvMtpT5N_6T9L8FxuQjR6pCbAMY4TJnKQPZFP8WAeouK-IfqfsH2dLJ5dgmLlnQ4hr2gQFs5uJDG62YNpijXBHv4t59PsSqKWzS928_5L_WW09-kO7FuFazqA/s1600/amiche.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="131" l6="true" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-MgzRWYXoKUfO0bZEEmRvMtpT5N_6T9L8FxuQjR6pCbAMY4TJnKQPZFP8WAeouK-IfqfsH2dLJ5dgmLlnQ4hr2gQFs5uJDG62YNpijXBHv4t59PsSqKWzS928_5L_WW09-kO7FuFazqA/s200/amiche.jpg" width="200" /></a>La solitudine è un fatto astratto che quasi mai io faccio derivare da fattori contingenti, ritenendola più che altro una dimensione dello spirito, una sorta di freddo dell’anima che molto spesso prova chi sfortunatamente sa di non essere parte di un unicum, specie di centro collegato da una rete di fili invisibili a molti altri centri, attraverso cui avviene un profondo e reciproco scambio di informazioni, affetto, vita. Chi è solo lo sa e sa di non poter contare su nessun altro, e che questa frustrante solitudine non cesserebbe neanche di fronte ad un’eventuale presenza fisica di qualcuno, o in caso di concrete dimostrazioni di aiuto da parte di chicchessia nell’UniversoMondo, perché quel suo UniversoMondo è desolatamente vuoto, e lui lì dentro non vi si saprebbe figurare anima viva, secco e arido terreno privo di humus, asciutto, ingeneroso.</div><br />
<br />
Mi sono accorta facendo qualche ricerca che il contrario di solitudine non mi aggrada, secondo me neanche esiste. Compagnia? Che vuol dire compagnia, necessariamente non sentirsi più soli? E ancora: forse che non essere soli significa essere appaiati? Magari a volte è sufficiente, fermo restando che se si è un paio si è comunque in due e il duale non prevede al suo interno la pluralità, la molteplicità. <br />
<br />
Il fatto è che la solitudine è una condizione dello spirito, ed in quanto tale è probabilmente indefinibile, sfumata, impalpabile. Ho dovuto riflettere molto su questo concetto, perché credo, da che esisto sull’UniversoMondo, di averla provata pochissime volte (e non vorrei con questa affermazione portarmi sfortuna da sola). <br />
<br />
Certo, non ne ho affatto un bel ricordo - è una morsa gelida che ti stritola il cuore provocandoti angoscia – e appunto per questo ringrazio tutti i giorni la mia buona stella per avermi permesso di vivere una vita piena di affetti, belle persone, gente davvero meravigliosa che ha riempito – spesso per fortuna in modo ingombrante - la mia esistenza di calore, valore, grazia. <br />
<br />
Forse il contrario più degno di essere definito tale della parola solitudine è amicizia. L’amicizia quella vera non è legata alla presenza, perché è eternamente presente; è come se fosse una canzone che tutti insieme ci si mette a intonare; è un film, anzi, milioni di film o di pièces teatrali di cui ognuno conosce perfettamente a memoria la (propria) parte. L’amicizia è un miliardo di fili invisibili, appunto, che io stessa sento partire da me e congiungersi con altri, mi sento sempre “connessa”, come se la comunicazione non smettesse mai di avere luogo, quantomeno a livello di animo, di spirito, a volte addirittura per telepatia. <br />
<br />
Il mio cuore è sempre colmo di gioia e di quella gioia altri sono responsabili, altri che sono sempre lì con me, che io associo alle cose che faccio, a ciò che vedo, e che spesso sono causa dei miei modi di essere, di dire, di atteggiarmi. Ho avuto dalla vita la fortuna di essere circondata da persone meravigliosamente eclettiche ed originali, spesso anche strane, ma mai banali, mai scontate, sempre pronte a sorprendermi. Ho avuto la fortuna di crescerci attraverso, di caderci spesso letteralmente dentro, alle loro vite, deliziose sirene che mi hanno richiamata in un particolare momento del viaggio, insidiose ragnatele che mi hanno ricamato una bella tela d’intorno. E io ci sono volentieri caduta dentro.<br />
<br />
Grazie a questa meravigliosa gente durante la giornata canto, per tutta la vita ho cantato, a me mi canta dentro, perché non canto da sola, è un coro polifonico il nostro, e quando parte una voce poi come per incanto vi si uniscono tutte le altre, e ci si ritrova puntualmente a mettere in piedi una delirante melodia, tragicomica, forse un po’ stonata, ma assolutamente originale.<br />
<br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">La mia vita è un film e a chiudere un poco gli occhi ci vedo riflesse le immagini di bellissimi musi, scomposti, sconvolti a volte, arruffati spesso, ma sempre sorridenti! E quel sorriso è la luce che accende i miei giorni, colora il mio mondo, è il motore che mi muove la vita. </div><br />
E’ soltanto dopo che arrivo io, che altro non spero se non di meritarmi almeno un poco tutto questo. <br />
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;"><br />
</div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-18207785012148805982011-02-27T14:05:00.005+01:002011-02-27T16:14:38.097+01:00DIGITA NOS A MALO<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj78LWBS2dw6sl_xtp6rwxCDYwslAxNT3hvTGSyRhZVkEmcCsBmifgLnTz5L_vGLD4PLlfYhT9AULzDuHEdr-7VHCGOIRIr9jFHvUSAVkowQAMcZ3rg4L8x_rraug4976kmS7-qTxspVS0/s1600/digitale+terr.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 124px; FLOAT: left; HEIGHT: 93px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578355865482706562" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj78LWBS2dw6sl_xtp6rwxCDYwslAxNT3hvTGSyRhZVkEmcCsBmifgLnTz5L_vGLD4PLlfYhT9AULzDuHEdr-7VHCGOIRIr9jFHvUSAVkowQAMcZ3rg4L8x_rraug4976kmS7-qTxspVS0/s320/digitale+terr.jpg" /></a><br /><div>.. ti ringrazio o digitale terrestre, perché offri una gamma ossessivo compulsiva di emittenti <em>assolutamente utili</em> per l’umana specie, perché hai redento canali dei quali giuro con i miei occhi di aver assistito al funerale, morti e sepolti, sebbene uccisi da progenie che tuttavia ahimé sempre dalla stessa matrice derivava… Invece..<br />Invece mentre facevo un tranquillo zapping casuale per mandare meglio giù la colazione tardo mattutina a momenti ci restavo secca; sono riusciti a riesumare il bisnonno crepato oramai da immemore tempo di una rete televisiva nazional-locale di cui son stata a libro paga per un buon periodo di vita - non come certe squinzie che girano oggi, sia chiaro :-D -, senza prevedere il fatto che il vecchiardo avrebbe parlato il suo antico linguaggio, o forse facendolo riapparire avendo già calcolato il potenziale illimitato della sua natura antica…<br />Sia come sia, sono davvero contenta di non dover operare mai più montaggi di pubblicità erte a fittizie panacee di tutti i mali, fantasmagorici bruciagrassi somministrati sottoforma di pillole magiche, cyclette che neanche Bartali (già, ma si fa una pre-riflessione su chi ci salirà sopra?), maghi che ti restringono lo stomaco solo per effetto di uno sguardo magnetico. Occhio malocchio prezzemolo e finocchio. Voglio dire. Era molto più credibile Banfi. Contenta, sì. Anche perché a mettere al confronto “il nuovo” di prima con “il vecchio che avanza” di oggi, devo dire mi è andata davvero di culo.. Vabbene tutto, ma il rosario elettronico di Papa Giovanni Paolo Secondo che si attacca con un magnete al cruscotto dell’auto e recita i versetti<em> mosso </em>da pile ricaricabili attraverso l'accendisigari no, quello mi sarei rifiutata proprio. C’è un limite a tutto, in questa nazione senza più pudore, da qualche parte bisogna pur iniziare a rivendicarne un poco, cheddite? </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-78843321949614543642011-02-19T00:45:00.002+01:002011-02-19T00:48:46.064+01:00EQUILIBRIO<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEichlnkqgHn5Ylt44NUuwUrSE5JI4vJSfe7WBuDxJmVX698MFVDWT9-snAMsr201r2Zx1WXLZ3KN-TX1CdbYvGv3FZ4J9MntZzgy1mWR_k9FlY0slF6xtLIo3WeZxjFqWdJWNRewY86SCM/s1600/bilancia.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 150px; FLOAT: left; HEIGHT: 108px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5575180437762708802" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEichlnkqgHn5Ylt44NUuwUrSE5JI4vJSfe7WBuDxJmVX698MFVDWT9-snAMsr201r2Zx1WXLZ3KN-TX1CdbYvGv3FZ4J9MntZzgy1mWR_k9FlY0slF6xtLIo3WeZxjFqWdJWNRewY86SCM/s320/bilancia.jpg" /></a><br /><div>… non voglio centrarmi completamente. Come farò poi a riconoscermi, se guardando i miei confini fisici, per la prima volta più nessuno strascico di pensiero dovessi scorgere, nessun riflesso spettrale della mia mente malata, a dirigere il suo alone nero verso l’esterno, sbilanciando come d’abitudine il peso eccessivo delle mie ossessioni in un indefinito, lacerante punto che forse sono io, ma non sono completamente io, o magari, semplicemente, è il contrario di me stessa, un’altra me stessa là fuori, sul liminare, un altro essere, insofferente, refrattario, dissenziente, avversario, crudele. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-39483030925275774142011-02-03T00:29:00.004+01:002011-02-19T00:52:23.899+01:00RETORICA<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgH7lK4KkRkVo30nWriPzY8l8kvxO4o3-L74i20UfM8M_-mmK9AV8RIQpufn307vF72TSzfHww3IW001EphlX_JSZNLQQALHmlaMYexDNpeRAZ5bRbFVTooc6Y52Fhbyt60O7c-5tsbMSQ/s1600/OCCHI.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 124px; FLOAT: left; HEIGHT: 86px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5569239229512901714" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgH7lK4KkRkVo30nWriPzY8l8kvxO4o3-L74i20UfM8M_-mmK9AV8RIQpufn307vF72TSzfHww3IW001EphlX_JSZNLQQALHmlaMYexDNpeRAZ5bRbFVTooc6Y52Fhbyt60O7c-5tsbMSQ/s320/OCCHI.jpg" /></a><br /><div>Mi guardava con quegli occhi neri e una preghiera tacita nel volto, gridava e imprecava dentro di sé pur non parlando affatto, e d’altro canto le parole non servivano, mi bastava incrociare per un attimo il suo sguardo per accorgermi di quella richiesta che usciva muta dal suo volto disperato e supplicante..<br />Non potevo aiutarlo. Avrei voluto, ma non mi era possibile farlo. Mentre mi diceva che era venuto apposta e che aveva macinato molti chilometri per arrivare fin lì, sapevo che difficilmente l’avrei potuto aiutare anche se avessi accolto le sue richieste. Continuavo a ripetergli senza guardarlo che non potevo dargli ascolto in quel momento, e che sarebbe dovuto ritornare. Ma intanto provavo una pena infinita, e mi sentivo un’imbrogliona della peggior specie perché sapevo che avrebbe investito una seconda volta i suoi pochi soldi a vuoto.<br />E mentre sentivo il cuore stringersi forte nel petto, mi chiedevo che cosa potevo fare.. Che cosa più del poco o niente che già facevo?<br />I suoi occhi neri mi si sono conficcati addosso, li sento ancora adesso pungermi la carne, come grossi spilli appuntiti mi trapassano il cuore. Non sono sicura di conoscere il vero significato della parola giustizia. Ma quando la miseria più nera bussa ripetutamente alla porta, non puoi fare finta di non vederla. E a quel punto il senso di impotenza che si prova crea una distanza infinita tra te e lei, una distanza incolmabile, e il disagio, quella sorta di frustrazione mista ad inadeguatezza è difficile grattarli via; rimangono incollati addosso, indelebili segni la cui presenza impedisce di assolversi completamente, come se la colpa per tutta quella sofferenza, in fondo in fondo, dovesse toccarci sempre e per sempre, almeno un poco, tutti quanti. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-1464873983003586052011-01-23T16:07:00.002+01:002011-01-23T16:11:59.452+01:00esercizi di stile<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOE9OcX5vIt4kW_1QG_ke_uTFDLP0rJ2IJFsxtZFZSoJThGk-cACMvU6TyBihA1ChdIigGoNYG1gDrh61VKQa9x5zh50hQVoRSj0iE9fnjzoP6qttRQYOitmsB8JCKyMoGJuoFXbwE3VE/s1600/penna.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 230px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5565399287851446818" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOE9OcX5vIt4kW_1QG_ke_uTFDLP0rJ2IJFsxtZFZSoJThGk-cACMvU6TyBihA1ChdIigGoNYG1gDrh61VKQa9x5zh50hQVoRSj0iE9fnjzoP6qttRQYOitmsB8JCKyMoGJuoFXbwE3VE/s320/penna.jpg" /></a><br /><div>La finestra lasciava passare una luce abbastanza carica, una luce insolita per quella stagione, che l’inverno regalava più che generosamente e che metteva di buon umore.<br />Era un sabato mattina, tanto luminoso dunque quanto privo totalmente di aspettative, una giornata sgombra da pensieri e forse per questo piena di inedia, magari non di noia ma di calma statica, di quotidiani on line letti premendo lentamente il pulsante del mouse, con le notizie, leggere o pesanti che fossero, che senza rendermene conto commentavo comunque attraverso un’espressione semi-paralizzata e coronata da un sorrisetto idiota che non accennava a lasciarmi la faccia, e che rispecchiava probabilmente quel mio stato d'animo neutrale.<br />Elencavo mentalmente tutte le singole azioni che mi sarebbero servite per arrivare a sera; non ce n’erano molte ma sarebbero potute bastare, del resto quando ce n’è bisogno ne viene sempre in aiuto qualcuna di ripetibile, come commentare le pagine dei vari social network, riaprendole qualche minuto dopo con la speranza che qualcuno commenti a sua volta. Frammenti di esistenza fatti rimpallare nella rete per sentirsi un poco più vivi.<br />Mi era appena passata l’influenza di stagione. Tre giorni di convalescenza e di stop forzato dal lavoro erano stati sufficienti per leggere libri, spedire curricula nella vana ricerca di un impiego migliore, e rimanere da sola con me stessa a riflettere. Quel sabato avrei potuto continuare queste attività, ma sentivo di averne abbastanza. Avevo voglia di compagnia, desiderio di vedere gente che uscisse quantomeno dalla cerchia dei miei familiari. Uscire fuori e respirare aria buona.<br />Ma frequentare i centri commerciali di sabato non è mai una grande idea, e dunque mi pentii subito di quella scelta incauta, prima ancora di metterci dentro un piede, già prima, nel disperato tentativo di trovare parcheggio. Iniziai a maledire nell’ordine: i miei amici tutti impegnati; il mio compagno che aveva dovuto partecipare ad un battesimo in un’altra città, e il virus che colpendomi qualche giorno prima mi aveva permesso di portarmi in pari con tutte le attività extralavorative, tralasciate negli ultimi mesi proprio a causa del lavoro -se è vero come è vero che non ero capace di stare tranquilla neanche da malata - .<br />Guadagnato a fatica l’ingresso, la solita processione lenta e triste iniziò a sfilarmi di fronte, e dovetti combattere con il desiderio di girare sui tacchi e andarmene seduta stante.<br />Mi trattennero la noia, le (troppe poche) cose che mi rimanevano da fare entro sera, e una impellente necessità di portare a termine un paio di acquisti.<br />Diedi una veloce sbirciata alla merce in saldo, comprai quel che dovevo e me ne uscii. Mi accorsi di averci impiegato mica poco tempo. Meglio così, pensai, almeno si è avvicinata l’ora di cena. Guardai pentita il trancio di pizza super lievitato che intravedevo nella sporta, affatto contenta di aver ceduto all’ingordigia. Non era ancora successo niente quel giorno, niente di rilevante che mi venisse in mente, nessun pensiero originale, nessuna idea che potesse salvare il mondo, nessuno slancio verso il futuro, niente che mi tirasse per il bavero trascinandomi avanti. Non volevo tornarmene a casa, ma ero costretta dalle circostanze. Avrei voluto avere una vita completamente autonoma, una vita nella quale non rendere conto a nessuno, in cui non dover dare necessariamente spiegazioni per avere comperato dei biscotti al cioccolato light, come mi stava capitando proprio in quel momento.<br />Mangiai la pizza dopo averla scaldata al microonde. Una delusione. Era davvero troppo alta e in proporzione non c’era sufficiente mozzarella, sembrava una focaccia secca e insipida. Andava a coronare quella giornata piatta, priva di anima, smorta.<br />Mi accesi una sigaretta che aspirai con le vie respiratorie ancora infeltrite a causa del virus dei giorni passati, apprestandomi a fare uno zapping distratto; almeno la giornata stava volgendo al termine.<br />Non avevo risolto granché, né preso (finalmente!) decisioni importanti ad esempio circa il mio futuro; e non avevo ancora capito chi ero.<br />Non avevo neanche del tutto compreso il significato di una giornata come quella, delle altre che in un certo senso potevano esserle simili: niente di niente, nonostante attraversassi un periodo in cui riuscivo a prendere sufficiente distacco dalle cose, ad allontanare tutto e tutti per poter con calma pensare al da farsi ed infilare un ragionamento di senso compiuto, prima di rimettermi chichessia in mezzo ai piedi.<br />Eppure niente.<br />Ormai la sera lasciava il posto alla notte, la giornata l’avevo in qualche modo portata a casa più o meno meritatamente; accesi il computer, ed iniziai a scriverci sopra.<br />Forse, pensai, forse se me la riscrivo così come mi è venuto da viverla allora in qualche modo ce la faccio, a darle il senso che finora non ha avuto.</div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-48872241951877259982010-12-18T00:20:00.002+01:002011-01-23T16:07:06.164+01:00<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLSknH3NaLx-MNtciuW7fPSa5kby8mDAvCd-sw4CvZFoJ7wsab48wgY4L8A2ne9kzbRlAiicoLI4z3aouXpTS9mICYTiqRIrgPSora4VOa6uUBJ2nDRpYPkom5qRTCNTwuOeTDItl0EQg/s1600/nuvole.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 142px; FLOAT: left; HEIGHT: 113px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5551795506545688546" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLSknH3NaLx-MNtciuW7fPSa5kby8mDAvCd-sw4CvZFoJ7wsab48wgY4L8A2ne9kzbRlAiicoLI4z3aouXpTS9mICYTiqRIrgPSora4VOa6uUBJ2nDRpYPkom5qRTCNTwuOeTDItl0EQg/s320/nuvole.jpg" /></a><br /><div>Ho bisogno della libertà. La libertà di portare in giro con libertà le mie idee, la mia essenza più profonda, l’ideale di vita che ognuno di noi porta con sé e che scorgiamo, costruendolo nella nostra testa, nella vita di tutti i giorni, quando attraversiamo la strada, o in piedi sul tram, mentre cerchiamo un appiglio per non cadere.<br />Libertà è quando siamo convinti che stiamo facendo la cosa giusta, senza che ci importi davvero se sarà una scelta priva di errori, è quella sorta di mondo interiore che riusciamo a proiettare all’esterno non perché lo vediamo concretamente, sbucato fuori da qualche angolo nascosto del nostro quotidiano, ma perché ci accompagna, come una visione che possiamo cogliere solo noi, una sequenza continua di immagini, persone e cose che ci scorre vicino, ci colora la vita e ci offre l’idea esatta di chi siamo e di cosa vogliamo, di cosa abbiamo bisogno per essere felici. Voglio questo per me, voglio sapere che non seguirò il destino di chi mi ha indicato pedagogicamente, pedissequamente ripetto ai dettami <em>cattomoralisti </em>di paese la via, ma ciò che ritengo più giusto, al limite delle mie capacità, al limite delle possibilità esterne, con rispetto e fiducia, e tutta la responsabilità che mi è data per rispondere sempre, nel bene e nel male, delle mie personali azioni. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-65169918569223032652010-06-26T14:19:00.009+02:002010-12-18T12:02:56.668+01:00CHELA DI GRANCHIO, O IL PIACERE DI RITROVARE SE’ STESSI DENTRO SE’ STESSI<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs2EA6kQB1psVi_YYHw9ApnRSaGe_4xO537MgAjp09SYZOHWEJKxqJKbh2WYbjq1HW2tmYFx3OSR4NzsI86KB52G3eg2SJ-818t94dl1ILOH51-qIM2oUhkQwEoNkoeQ_3DhfmrkOdbCk/s1600/images.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 117px; FLOAT: left; HEIGHT: 111px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5487058444390568610" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs2EA6kQB1psVi_YYHw9ApnRSaGe_4xO537MgAjp09SYZOHWEJKxqJKbh2WYbjq1HW2tmYFx3OSR4NzsI86KB52G3eg2SJ-818t94dl1ILOH51-qIM2oUhkQwEoNkoeQ_3DhfmrkOdbCk/s320/images.jpg" /></a><br /><br /><div align="justify"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo5osgfVNAv7WjB8C71BOmCwdIUO9POuf3I7ZsPoE4CC5jxk7LIqEHQp8t4EeXUtIvJmVgrKDZLEayuZzVK2eayvTJKZJK9bjPXZHVLCoab_H3ag2-qe-Szw2tMOsDU9ABG87tYyCnGAw/s1600/chela+2.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 129px; FLOAT: left; HEIGHT: 56px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5487058342754076738" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo5osgfVNAv7WjB8C71BOmCwdIUO9POuf3I7ZsPoE4CC5jxk7LIqEHQp8t4EeXUtIvJmVgrKDZLEayuZzVK2eayvTJKZJK9bjPXZHVLCoab_H3ag2-qe-Szw2tMOsDU9ABG87tYyCnGAw/s320/chela+2.jpg" /></a><br /><br /><br />Pensavo, quando mi capitavano davanti per caso quelle tipiche nordiche di chissà qual paese del nord, sorte di brutte copie della Brigitte Nielsen, pensavo che siamo davvero un poco tutti diversi, noi esseri umani fatti di ossa e di carne, e di carne così tanto diversamente redistribuita.<br />In anni e anni e poi ancora altri anni passati nel folle tentativo di neutralizzare la produzione di grasso cattivo, mi ero convinta che il cibo sano e lo sport avessero anche il magico potere di regolare la carne nei punti giusti come il coltello spalma la nutella per bene sulla fetta di pane, come le mani sanno plasmare le terracotte tenere prima che diventino vasi, come la spatola aggiusta la malta e leviga i muri, sulle pareti delle case.<br />Pensavo che il mangiar sano o insano non fosse responsabile solo della qualità della nostra misera carne, ma determinasse anche il modo attraverso il quale quella poteva spuntare, nelle diverse parti del corpo. E invece.<br />Invece vedevo quelle giunoniche signore con delle gonne troppo mini, senza un filo di grasso nelle giunture degli arti: le caviglie sottilissime, i ginocchietti microscopici, le coscette come sedanini, il culetto tanto piatto da risultare trasparente, semplicemente non pervenuto.<br />Le vedevo soprattutto mangiare e bere, e bere e bere e ancora mangiare, abbuffarsi letteralmente di grasso cattivo, di quel mostro malefico, di quel diavolo tentatore chiamato cibo spazzatura, patatine e cotolette, vino rosso e birre medie, intervallate da qualche sigaretta, e toast e uova col bacon.<br />E certo la pancia c’era eccome, ma non ce la contavo la pancia.. come avrei potuto? C’era per una semplice questione di natura fisica: la pancia era il luogo dove tutto quello spazzume finiva. D’altro canto mica poteva essere smaltito così, come neve sciolta al sole, come materia qualsiasi squagliata, annullata per effetto della soda caustica!<br />Così, evitando quel doppio sbottino di grasso che nascondeva quasi l’ombelico, appena visibile sotto alle canotte strette di sopra e slargate alla base, scorrevo con gli occhi le gambe infinite di queste sorte di veneri altisonanti con le tette grossissime e in bella mostra, senza che mi riuscisse di scovare un solo millimetro di grasso tra quelle cosce perfettamente levigate, come passate fortunosamente con la spatola anche loro, per volontà di chissà quale ingiusta scelta divina, mi sarebbe piaciuto sapere.<br />E mi guardavo per paragone, sconsolatissima in quei momenti, le cosce burrose, le gambe nutrite di insalate e cereali integrali, yogurt e carotine, con cui avevo macinato chilometri e chilometri, soltanto attraverso la corsa, senza contare tutti quegli altri sport del mondo che avevo praticato, più o meno fin già dalla nascita. Mi guardavo il polpaccio da calciatore, le ginocchia antigonne avvolte da un rotolo intero di scotch da pacchi, il sedere ingombrante, sempre pronto a rovinare la linea di qualsiasi vestito, sempre pronto a impedire una calzata bella scorrevole dei jeans.<br />Mi guardavo, e pensavo che forse a volte opporre una strenua e cieca resistenza alla nostra vera natura, a quello che fatalmente potremmo definire semplice determinismo biologico, non solo non ha senso, ma è anche un poco folle, inutile, stupido.<br />Forse inventariare in modo così certosino tutto ciò che ci troviamo in dote (se è poi vero che a caval donato non si guarda in bocca), fino a respingere parte di ciò che siamo, parte della nostra natura, significa anche usare in eccesso la ragione, scegliere di default dei canoni, anche estetici, che la testa sa bene essere considerati vincenti da un manipolo di personaggi che stanno comunque là fuori, fuori di noi, senza ascoltare davvero che cosa ci dice il nostro istinto, la nostra parte più vera, che sola conosce cosa ci faccia davvero bene.<br />Mi era venuta di colpo una gran voglia di vivere, una voglia sconfinata di lasciarmi andare, di sciogliere la tensione presente in modo oramai stabile dentro ai miei visceri, sempre pronta a tirarmi i nervi del corpo, i muscoli delle cosce, le corde del collo, fino quasi a farli spezzare.<br />Mi era venuta voglia di accogliere la vita senza fare eccessivi controlli all’ingresso, come facevano con il cibo quelle bionde giunoniche venute dal nord.<br />Di farmi travolgere da onde benevole, acqua di mare che arriva improvvisa a farti cadere vicino alla riva, mentre muori dalle risate, come un bambino con i braccioli, che dopo il primo moto di spavento capisce comunque di non essere in pericolo, di essere dentro un bel gioco senza troppe regole complicate e di volerlo giocare, senza farsi troppe domande.<br />Avevo voglia di questo, voglia di sentirmi al sicuro senza che lo decidesse per forza la mia testa che cosa mi facesse sentire al sicuro, voglia di mettere una distanza definitiva tra quella che solo io sapevo essere la mia felicità e tutta quella parte di vita che mi ostinavo a lasciare nelle mani degli altri, nella stupida convinzione che vi potesse essere qualcuno, là fuori, capace di scegliere e determinare quale potesse essere il mio bene al posto mio. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-1512034457636554232010-05-03T22:21:00.003+02:002010-05-03T22:29:23.779+02:00LO FACCIO PER TE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAYCytRJmzqW9cl_6YUdEcQAlNRBIIA-Wh2Vk2CYjJTcJH0m-DGQnpuBGYj6T9DtTX4obqPxpKqnS8TdrRqmwudWq1yEJhQvxDs_yEsn7HS28tQyienX_mf5o7hM-XpfZugiKJM7oFrt0/s1600/mani+che+donano.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 97px; FLOAT: left; HEIGHT: 137px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5467142431186645426" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAYCytRJmzqW9cl_6YUdEcQAlNRBIIA-Wh2Vk2CYjJTcJH0m-DGQnpuBGYj6T9DtTX4obqPxpKqnS8TdrRqmwudWq1yEJhQvxDs_yEsn7HS28tQyienX_mf5o7hM-XpfZugiKJM7oFrt0/s320/mani+che+donano.jpg" /></a><br /><div>Non ho niente da dire, niente più di quanto io già non abbia abbondantemente detto, eppure vedi, sono qua a parlare ancora e lo faccio per te.<br />Lo faccio per te, per un paio di occhi che mi si dedicano - ed è un onore -, per quel muro che mi sento costruito intorno, fortezza issata a difesa dei miei sogni, e dei miei giorni.<br />Lo faccio per appoggiare a terra l’egoismo, alzare le mani ed arrendermi di fronte alla tua perseveranza, all’importanza che dai a quella parte di me che da tempo ormai avevo seppellito. Impotente verso il tuo insistere, cedevole di fronte al richiamo delle tue irresistibili ragioni, lo faccio perché mi lusinghi, perché solletichi passioni appartenute ad un tempo che non c’è più, che credevo di avere dimenticato, convinta com’ero che oramai non potesse più ritornare.<br />Nessuno ti ha mai spiegato che serpente tentatore sia la lusinga? Attento: un giorno non troppo lontano potrei convincermi che sia tutto vero quello che dici.<br />Lo faccio per la mia autostima, perché non ha importanza forse tanto <em>l’essere giunti</em> quanto il volersi bene, credere veramente in sé stessi nonostante tutto, nonostante la vita sembri portarci lontano da dove avremmo disperatamente voluto essere; è il percorso che, alla faccia di tutto ciò che ci rema contro, decidiamo comunque di intraprendere che fa la differenza e ci fa gioire, più che la meta; o comunque è il modo intenso con cui viviamo la nostra passione l’unica via che ci permette di raggiungerla davvero, quella stessa meta.<br />Lo faccio perché finalmente non è più vero che “<em>parlo ma intanto sono qua</em>”, perché sono uscita da quel buco che mi ero scavata, e anche se non mi viene ancora tanto da ridere la cosa più bella è che sullo sfondo, proprio dietro alle mie spalle, sento il muro portante della tua presenza, sento il tuo sorriso ed è bellissimo sapere che a sorridere adesso ogni tanto ci puoi pensare tu anche per me, che anche se non ho voglia ogni tanto la voglia ce la puoi avere per me; bellissimo sapere di piangere e avere qualcuno disposto ad asciugarti le lacrime.<br />Lo faccio perché non ringraziamo mai abbastanza chi ci fa del bene, e perché non bisognerebbe tradirsi mai, tradire quello che siamo, tradire la fiducia di chi ciecamente in noi la ripone, mai dimenticarsi di chi ci sostiene.<br />In fondo, mi dico, se con tanto accanimento ciò accade un motivo ci sarà.<br />Ecco perché lo faccio.<br />Lo faccio per questo. E lo faccio per te. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-75564894617767932162010-04-04T14:03:00.003+02:002010-04-04T14:22:45.897+02:00CRAMPI<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSgWPEqF84xhquQfwhguQ4YSlgnF81WRnh0vp8O57PSxf2ug8FTP0KTRDxdOaN_RpV025M15T8XnRhYJUbDxFT5fSZ04wsvFHpdttx3AsckvbiG2xm-iStdNAbZWsy6Vbn8IXE9oDbsjU/s1600/1stiv2-150x150.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5456256084183168290" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 150px; CURSOR: hand; HEIGHT: 150px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSgWPEqF84xhquQfwhguQ4YSlgnF81WRnh0vp8O57PSxf2ug8FTP0KTRDxdOaN_RpV025M15T8XnRhYJUbDxFT5fSZ04wsvFHpdttx3AsckvbiG2xm-iStdNAbZWsy6Vbn8IXE9oDbsjU/s320/1stiv2-150x150.jpg" border="0" /></a><br /><div>Gli spritz erano diventati 5 lungo l’arco della serata. Rispetto all’emicrania del pomeriggio le cose avevano preso una piega decisamente più interessante. Il gruppo - una band strepitosa composta da 10 elementi che suonavano jazz, blues, e la parte migliore della musica anni 50 - lo conoscevamo bene. Ad un certo punto il cantante venne a chiamarci sul palco. Sara trovò campo libero, e gli corse dietro. Io invece trovai un ostacolo. Inciampai su uno scalino posizionato nel bel mezzo del nulla eterno, e caddi malamente a terra prima ancora di muovere un passo. Capii subito che era successo qualcosa. Mi si gonfiò come una grossa mela la caviglia destra. Mi dettero del ghiaccio. Non sapevo se ero rotta; ad un certo punto comunque mi ruppi le palle e rimisi lo stivale, riprendendo a ballare. Sara l’avevano messa a cantare. Proprio nel mio momento di gloria -mi disse acida- ti devono capitare queste cose. Fanculo, le risposi garbata. Avevamo un sacco di cose da fare assieme, nei week end di là da venire. Quella caduta poteva compromettere tutto.<br />Tornai a casa con Marco, e per fortuna ridevo alcolica. Marco mi aveva fatto passare l’emicrania, appena qualche ora prima. Era tornato a casa a prendermi il brufene. Marco mi riportava a casa spiaciutissimo per quello che era successo. Mica era colpa sua, pensavo. Ma non glielo dicevo. Ridevo. E lui era felice che lo facessi. Non so perché, ma lo divertivo parecchio. Mi tolsi gli stivali, e gli dicevo che non puzzavano: sapevano solamente di cuoio. E certo che è così, mi rispondeva lui, rassicurante al contrario mio, e poi non te li puoi mica tenere. Con quello che ti è capitato al piede. Grazie, gli dicevo, grazie. E ridevo come una pazza. Marco mi guardava, era felice di vedermi ridere. Non so perché, ma più io ridevo più mi pareva di vederlo contento. Non era solo una sensazione, cominciavo ad esserne quasi sicura. Un milione di tanti piccoli causa effetto.<br />Non ero comunque sicura di piacergli. Ero sbronza, confusa. Non mi ci interessava neanche saperlo. Succedeva tutto in maniera così naturale con lui…. Successe anche che ci abbracciammo, e mi baciò con lo stivale in mano. Mi diceva che sapeva di cuoio. E mi baciava. Mi piaceva, non so se per l’alcol o per che cosa. Mi piaceva. Finimmo con il fare l’amore là, davanti a casa mia, con mia sorella che poteva rientrare da un momento all’altro. Non durò molto, per la verità, ma ci venne spontaneo. E quando venni io, urlai per il crampo feroce che lo spasmo aveva fatto scendere alla caviglia contratta e distorta. E forse rotta. Fu un dolore atroce. Non me lo dimenticai mai più. Marco mi guardava, era dispiaciutissimo. Ma aveva anche stampato sul volto il relax tipico della post scopata, con tutta la muscolatura decontratta e stropicciata. Lo guardai, neanche stavolta era colpa sua. Tuttavia scesi dalla macchina baciandolo, con gli stivali in mano, senza di nuovo dire una parola. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-43779598639181170742010-04-04T13:53:00.003+02:002010-04-04T13:59:04.189+02:00Nichilismo<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic1-qXq6XcTZ1KTOx3z7NM8qOFkGzk93sRAJQ2gyVS8_oYnsSY7keOVTS95Q9rnH-KD83bNFGXq2uvvWGCbZm0RPl94b2znHKwB5ds86eV2fCQNrhNtQldgiLKJ0tK5scHEYVSi9nm9qQ/s1600/scheda+elettronica.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5456250447768410162" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 142px; CURSOR: hand; HEIGHT: 110px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic1-qXq6XcTZ1KTOx3z7NM8qOFkGzk93sRAJQ2gyVS8_oYnsSY7keOVTS95Q9rnH-KD83bNFGXq2uvvWGCbZm0RPl94b2znHKwB5ds86eV2fCQNrhNtQldgiLKJ0tK5scHEYVSi9nm9qQ/s320/scheda+elettronica.jpg" border="0" /></a><br /><div>Non è una poesia:<br />non ci sono versi là sotto,<br />né rima che scorre.<br />Non c'è armonia:<br />è il trionfo del metallo pesante,<br />della materia d'acciaio<br />e della ragione.<br />E' il trionfo del nichilismo:<br />è l'io che s'arresta, è l’ego che arretra<br />di fronte alla logica spietata<br />dei cavi di rame.<br />Non è una poesia:<br />le manca il corpo,<br />le forme sinuose che incantano,<br />le manca la vita<br />che scivola addosso,<br />come vesti leggere e corte<br />di seta e di raso</div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-77712227520724082062010-03-29T23:47:00.003+02:002010-03-30T19:54:39.446+02:00CUORE E PC<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOZ6MoPJ6NjMTl-qqRUiMOPFMAjGCavostfJXbc0JCKysx0eFmmy2m-cA1MHKlyOUX3hTgYiK61j3v7EwiqYHqo1883ZYMfHaAXzJ0t-wY9JUbWgPnS9Dz8hZwHUDeCnf_gdbTSUVIXd8/s1600/cuore+e+pc.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5454176861648491170" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 130px; CURSOR: hand; HEIGHT: 129px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOZ6MoPJ6NjMTl-qqRUiMOPFMAjGCavostfJXbc0JCKysx0eFmmy2m-cA1MHKlyOUX3hTgYiK61j3v7EwiqYHqo1883ZYMfHaAXzJ0t-wY9JUbWgPnS9Dz8hZwHUDeCnf_gdbTSUVIXd8/s320/cuore+e+pc.jpg" border="0" /></a><br /><div>Non percepisco il battito pulsare,</div><br /><div>-mi sforzo- ma nessun segno di vita</div><br /><div>in fondo al petto, soltanto</div><br /><div>un'agonia di suoni monocordi e vacui,</div><br /><div>impercettibili e striduli -e ironici-.</div><br /><div>Ma non mi appartengono, e li sente soltanto</div><br /><div>l'orecchio, e li fischia e li soffia</div><br /><div>tremando un poco la macchina</div><br /><div>sotto di me.</div><br /><div>Solo un muro panna, un anonimo contenitore</div><br /><div>fatto di gommapane. </div><br /><div>Solo questo, e nessun suono dentro di me. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-57741608915382543142010-03-28T10:04:00.003+02:002010-03-28T10:12:34.236+02:00LA VITA ALTRUI<div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaDYIm5pzIdXQoLsymCnl-CxqRnUkDQnWkuNfP2PLDxYkdvjpd9Evm_jf5PhMwqseX2jKO9us-1y-yrwZlx_ezLMwNJDmXkZpaUlu9E7-BzbjmvgIro2WU3I4O0t8n0WQJFL9TE36hhvo/s1600/piove.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5453594171716545570" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 161px; CURSOR: hand; HEIGHT: 126px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaDYIm5pzIdXQoLsymCnl-CxqRnUkDQnWkuNfP2PLDxYkdvjpd9Evm_jf5PhMwqseX2jKO9us-1y-yrwZlx_ezLMwNJDmXkZpaUlu9E7-BzbjmvgIro2WU3I4O0t8n0WQJFL9TE36hhvo/s320/piove.jpg" border="0" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaDYIm5pzIdXQoLsymCnl-CxqRnUkDQnWkuNfP2PLDxYkdvjpd9Evm_jf5PhMwqseX2jKO9us-1y-yrwZlx_ezLMwNJDmXkZpaUlu9E7-BzbjmvgIro2WU3I4O0t8n0WQJFL9TE36hhvo/s1600/piove.jpg"></a></div><div> </div><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaDYIm5pzIdXQoLsymCnl-CxqRnUkDQnWkuNfP2PLDxYkdvjpd9Evm_jf5PhMwqseX2jKO9us-1y-yrwZlx_ezLMwNJDmXkZpaUlu9E7-BzbjmvgIro2WU3I4O0t8n0WQJFL9TE36hhvo/s1600/piove.jpg"></a> </div><div> </div><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaDYIm5pzIdXQoLsymCnl-CxqRnUkDQnWkuNfP2PLDxYkdvjpd9Evm_jf5PhMwqseX2jKO9us-1y-yrwZlx_ezLMwNJDmXkZpaUlu9E7-BzbjmvgIro2WU3I4O0t8n0WQJFL9TE36hhvo/s1600/piove.jpg"></a> </div><div> </div><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaDYIm5pzIdXQoLsymCnl-CxqRnUkDQnWkuNfP2PLDxYkdvjpd9Evm_jf5PhMwqseX2jKO9us-1y-yrwZlx_ezLMwNJDmXkZpaUlu9E7-BzbjmvgIro2WU3I4O0t8n0WQJFL9TE36hhvo/s1600/piove.jpg"></a> </div><div> </div><div> </div><div>Non è che mi interessi fare il punto<br />Di situazioni affatto necessarie,<br />ci penso certo e credo – come tutti -<br />che si profundan futili energie<br />in ansiotiche declinazioni di vita,<br />e caricaturali allegorie. C’è vento fuori<br />e piove a grosse strisce,<br />e di traverso l’acqua bagna i coppi,<br />e il prato e i campi e quella pioggia mi colpisce,<br />rimbalza dentro dal mezzo tetto,<br />strigliandomi per bene cima a fondo<br />l’animo, qua in petto.<br />Nella realtà mi piace rispecchiarmi,<br />per poter poi imbastire riflessioni,<br />ma non voglio certo più ferire,<br />né me né chi circonda il mio bastone.<br />E’ che non riesco a non pensare al bello,<br />della poesia dell’arte della storia,<br />non riesco a fare finta di ignorare,<br />che questa sera verde caco<br />positivamente mi addolora,<br />addizionando di beltà ineguale<br />la vita che davanti mi rimane,<br />quel ricco dono che mi fa speciale<br />- pur se agli occhi di me sola soltanto!.. -,<br />e che mi porta a vivere e guardare<br />la vita altrui come se fosse mia, e come se, d’incanto, </div><div>io la potessi ad altri raccontare. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-35160249589955018882010-03-27T23:30:00.004+01:002010-03-27T23:34:07.233+01:00NOVEMBRE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6YL0PxAvMCkupGkJjVbgJ9-nIMmch0FyXxGzJjQhctLY_b8AmRg0u_GbicWwTHDLLftcj5yeH2hvz_6aTqeNebK2Z6uDnhVjm4E19X1kig44XOMrFWssjWwKYrK7ZCyZF6ksqqD06xTk/s1600/barca.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5453444883424204770" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 102px; CURSOR: hand; HEIGHT: 75px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6YL0PxAvMCkupGkJjVbgJ9-nIMmch0FyXxGzJjQhctLY_b8AmRg0u_GbicWwTHDLLftcj5yeH2hvz_6aTqeNebK2Z6uDnhVjm4E19X1kig44XOMrFWssjWwKYrK7ZCyZF6ksqqD06xTk/s320/barca.jpg" border="0" /></a>Come marinai annoiati,<br />lasciamo che le onde burrascose<br />ci trascinino. Arranchiamo un po’,<br />ci assopiamo, impigriti,<br />immersi nella penombra<br />impermeabile alla luce.<br />Forti correnti trascinano le acque scure<br />verso il bagnasciuga. E noi, che come automi<br />ci lasciamo trasportare, bruscamente cullati<br />da un’esistenza più lugubre e opaca<br />del mare novembrino.GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-84645673432521033602010-03-25T23:26:00.001+01:002010-03-25T23:27:29.868+01:00INTRO<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCPJd05kEMIPsAlv3lq3feqMWNNt5zqUtA66svUN84wnBXJiF1X2GFf5STz8D8PS67rxpATFk1R52SM2VSt0NcSZUG3j3JlE40_j7LGmvdUOyr3ed_i1dg8rjO43RTWGGad8YYImMjOes/s1600/porta.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5452701692201852114" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 95px; CURSOR: hand; HEIGHT: 125px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCPJd05kEMIPsAlv3lq3feqMWNNt5zqUtA66svUN84wnBXJiF1X2GFf5STz8D8PS67rxpATFk1R52SM2VSt0NcSZUG3j3JlE40_j7LGmvdUOyr3ed_i1dg8rjO43RTWGGad8YYImMjOes/s320/porta.jpg" border="0" /></a><br /><div>Era una dimensione nuova per me. Non ci avevo mai fatto caso. Non ero felice, quello no, ma almeno ero un poco contenta. Contenta come può esserlo chi acquisisce maggiore consapevolezza nei confronti di sé stesso. Contenta come chi sente di avere una speranza ancora, nonostante i suoi trent’anni suonati.<br />Avevo potuto portare a casa tanto, da una serata come quella. Sopra ogni altra cosa, la convinzione che i sogni rappresentano una realtà concretizzabile, e non, come avevo pensato fino ad allora, una cosa orribilissima e vergognosa da rifuggire e da tenere nascosta. Per quanto rappresentino da sempre una sorta di marchio di fabbrica, mi sono sempre tanto vergognata dei miei comportamenti troppo estroversi, spesso schizoidi, a volte, purtroppo, incontrollati. Eppure adesso capivo che sarebbe successo sempre, a meno di non imparare a comunicare ciò che mi interessava veramente. E a farlo nella forma che mi era più congeniale. Soltanto allora mi sarei riappacificata con me stessa. E di certo ne avrebbero beneficiato i rapporti interpersonali. Sarebbero diminuite le figuracce.<br />Mentre pensavo a questo, una strana sensazione di pace mi calava addosso. Sentivo che la realtà mi stava guardando finalmente dalla parte giusta, proprio perché, opposta a quella, la mia prospettiva delle cose ineriva, per l’appunto, alle cose, invece che avere pretese coercitive sopra di esse.<br />Il desiderio incontrollabile di controllare tutto stava svanendo un poco alla volta.<br />Inoltre, guardavo a me stessa da me stessa, e non attraverso il giudizio degli altri. E il mio sguardo era, per l’appunto, diretto verso di loro: non stava a fiatare con gli occhi sopra le loro teste.<br />O quantomeno tentavo per la prima volta (e per la prima volta con sorprendente, caparbia determinazione) di percorrere una strada come quella. Non mi importava più di un sacco di storie.<br />A ben pensarci, solevo ripetere spesso a mia madre che ogni essere umano può permettersi di spendere gli stessi identici gettoni, per determinare le sue condizioni emotive. Sembrerà banale, e stupido, e ovviamente molto scontato, ma esulando dal suo contesto di riferimento un infelice è tale sia che le sue tasche possiedano molti quattrini sia che non possieda nemmeno le tasche per contenerli, quei quattrini. E’ tutta una questione di equilibrio interiore. Io avevo sempre peccato di furia apparente. Ma c’erano persone che dietro una calma illusoria ed ingannevole nascondevano cicloni bufere e tempeste. E’ tutta una questione di equilibrio interiore. E quello se non ci si tira su le maniche e si inizia a conquistarselo..molto difficilmente lo si troverà per caso, così, inciampando sui pacchi regalo di madre natura.<br />Di questa come di altre riflessioni cariche di buonsenso era piena la mia testa, sempre in funzione, anche grazie ad un lavorìo continuo, cerebrotico e compulsivo. Solo che spesso tradurre in pratica suddette intuizioni significa essere inseriti in un percorso di vita solido, che si è deciso di far proprio, che abbiamo scelto in mezzo alla giungla degli interrogativi, degli errori, degli schemi familiari, dei se e dei ma. E il mio percorso per la prima volta iniziava davvero a somigliarmi. Solido era tutto fuorché solido, per la verità, ma cominciava sicuramente ad essere mio.<br />La nostra vita sono le persone che fortunatamente ci circondano. Ed io sapevo bene di non potermi attribuire tutto il merito di quell’inaspettata, improvvisa, bellissima rinascita così carica se Dio vuole degli errori del passato, e tuttavia così piena di promesse per il futuro. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-78640398421293521042010-03-22T23:49:00.002+01:002010-03-27T20:39:39.353+01:00QUANDO MI SVEGLIO AL MATTINOAl Mattino, Quando Mi Sveglio, La Luce Nuova<br />Si Fa Avanti, e Filtra Tra Le Fessure Di Ogni Mia Notte Stanca.<br />E Si Dirigono Discreti Verso Il Materasso<br />Fili Invisibili Di Melodie Di Usignoli.<br />E Non Appena Si Fa Largo Il Pensiero<br />Sono Felice Perché Ho Dormito,<br />Sono Preoccupata Perché Non Ho Una Meta Chiara,<br />Chiara Almeno Quanto Questa Mattina,<br />Perché Ho Dei Sogni A Metà, E Quei Sogni<br />Di Notte Non Li Posso Sognare,<br />Ma Quei Sogni Di Notte Non Mi Fanno Dormire.<br />E Poi Penso Alle Cose Che Ho Sullo Sfondo,<br />A Questa Nuova Dimensione Di Vita Che Ho<br />Come D’ovatta, Fatta Di Nebbia Da Calura Estiva,<br />E Di Cose Poco Concrete.<br />E Penso Che Non Ho Mai Meritato<br />L’amore Di Un Uomo, Perché Semplicemente<br />Non Me Ne Sono Curata Mai,<br />E Mi Chiedo Perché Tu Invece Ci Sei,<br />Se In Fondo, Ogni Giorno Che Passa,<br />Quando Apro Il Sipario Trovo La Fata Del Mattino<br />Che Apre Le Sue Danze Muovendo A Fatica Le Gambe Sinuose,<br />E Producendosi A Malapena In Piccoli Passetti Insicuri.<br />Perché Ci Sei, Se Tutto Quello Che Ho E Che Offro<br />Veste Da Sempre I Panni Dell’incertezza<br />Di Per Sua Stessa, Intrinseca Natura.GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-66810011240289690522010-03-21T15:58:00.002+01:002010-03-21T16:08:27.921+01:00CORRERE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9fei_kU4ePNW9p8tQ_MGrTA8gOJKm-L32Q7QznCDpDPG61TUt84eKe1WLOL-29OHtdy0dOmmx2rvDCrvec1dUizBzKbY9bYkXX4R3tkjY4TiEyo5HLA0-TCA-A4zpm_lNl-Z1cgVNOSs/s1600-h/correre.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5451104201923703522" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 131px; CURSOR: hand; HEIGHT: 82px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9fei_kU4ePNW9p8tQ_MGrTA8gOJKm-L32Q7QznCDpDPG61TUt84eKe1WLOL-29OHtdy0dOmmx2rvDCrvec1dUizBzKbY9bYkXX4R3tkjY4TiEyo5HLA0-TCA-A4zpm_lNl-Z1cgVNOSs/s320/correre.jpg" border="0" /></a><br /><div>Lo sai cos’è, è che ci sono giorni in cui davvero correrei, correrei forte più che posso, forte tanto quanto le mie gambe me lo permettono, a ginocchia alte e pugni chiusi con le dita contratte schiacciate pressate dentro le mani, tanto da sentire le unghie quasi bucarmi la pelle. Correrei con gli occhi chiusi senza guardare affatto la strada, con le palpebre serrate in un’ostinata negazione del mondo, in una voluta, forzata cecità, evitando, cercando di evitare di sentire le lacrime copiose cadere giù.<br />Correrei per togliermi di dosso questa fastidiosa sofferenza che mi punge, che mi toglie tranquillità, e mi impedisce di vivere la quotidianità in modo concreto, portando a termine costruttivamente quanto voglio e devo fare, nel lavoro e nel privato.<br />Mi scrollerei via questo logorio usurante e continuo, questa voglia che ho di amare qualcuno che mi ricambia suo malgrado ma che mio malgrado mi respinge, questa voglia che ho di buttarmi alle spalle tutto questo ma non si può, non si riesce, perché l’amore quello vero è attrazione, è chimica, è una corda bella grossa e resistente, che ti si avvolge addosso come un cappio e se ne frega di quello che vuoi tu, trascinandoti verso l’altro senza veramente stare ad ascoltare le tue perplessità, le tue obiezioni, la preoccupazione per il dopo.<br />Lo farei per dimenticare quanto frustrante sia sapere di piacere a qualcuno, e tuttavia al contempo sapere che quella persona ti respinge, piena di dubbi e di perplessità circa le numerose differenze che vi separano.<br />Correrei davvero, nel tentativo nobile di porre fine definitivamente a questo loop autodistruttivo, in realtà sapendo di farlo nella speranza di voltarmi e vedere che finalmente anche l’altro ha capito, ha capito che si potrebbe anche scegliere persone uguali a noi ma a quel punto la vita rischia di essere una noia mortale, perché chi ti fa sobbalzare dalla sedia, chi ti sorprende pia-o-spiacevolmente, chi ti fa vedere il mondo attraverso occhi che decisamente non sono i tuoi non è certo una persona facile da gestire, ma sicuramente tutto quello che ti potrà dare – tutto- è NUOVO PER TE. E bisogna avere il coraggio di stare con qualcuno di diverso, perché il nuovo ricambia l’aria nella stanza, e fa vibrare una corrente emotiva di fili invisibili che scorre veloce avanti e indietro incessantemente, come le luci sugli alberi e le case, nei giorni di Natale.<br />Correrei per sperare di essere rincorsa, una volta nella vita che non ero scappata avrei voluto vedere dietro di me un’ombra allungarsi verso le gambe di un uomo, che correndo anche lui come un forsennato a mezzo skeep, e allungando disperatamente un braccio nel tentativo di braccarmi, riuscisse a fermarmi alla fine; una volta che nella vita non ero scappata mi sarebbe piaciuto che qualcuno mi trattenesse; fermi tutti e due in mezzo alla strada, le mani alle ginocchia e il fiato corto, e le casse toraciche strette in una morsa convulsa di su e giù; una volta nella vita non scappare e sapere per questo di non essere da soli.<br />E sentirsi abbracciare, e stringere dolcemente, e con amore essere riportati indietro. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-31211553726502712602010-03-21T14:49:00.004+01:002010-03-21T14:55:37.586+01:00GLI OCCHI<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0Caumxgxcdo2n0hkmK1Fedyrp22uaFDMAk-C5Hl8humtOdkSJ998v9cF3HGR2kzrQA-QTFJI1C643YrdUUz7OczAkpqG0BcGTXVvLh5sy1zDTr2xXQrYSDKzKVLDeJjp0AyMq3Zl8K6M/s1600-h/SGUARDO.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5451085054340067874" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 125px; CURSOR: hand; HEIGHT: 124px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0Caumxgxcdo2n0hkmK1Fedyrp22uaFDMAk-C5Hl8humtOdkSJ998v9cF3HGR2kzrQA-QTFJI1C643YrdUUz7OczAkpqG0BcGTXVvLh5sy1zDTr2xXQrYSDKzKVLDeJjp0AyMq3Zl8K6M/s320/SGUARDO.jpg" border="0" /></a><br /><div>Trovavo che ci fossero persone che consciamente o meno l’energia ce la mettevano tutta quanta negli occhi.<br />C’erano al mondo occhi di tanti tipi: occhi buoni, grandi, piccoli…E ancora occhi ridenti e bonari e occhi tagliati sulla cattiveria..<br />Ma capitolo totalmente a parte meritavano coloro la cui personalità riusciva ad essere irradiata, come emanata fascinosamente proprio dallo sguardo, dalle sue traiettorie taglienti e piene di vita; dalla sua luce e dalla sua ombra, e dal suo colore.<br />Se mi capitava di trovarne rimanevo ad osservarli incantata e rapita, cercando a volte di incrociare quelle traiettorie senza tuttavia riuscire a sostenerne se non per brevi attimi la carica emotiva e il dinamismo espressivo una volta che le avessi intersecate.<br />Trovavo che più la gente era inconsapevole di tale forza, più riusciva a metterla in atto sfruttandone appieno la potenzialità.<br />Impazzivo in particolare per le sfumature del celeste, per quegli occhi che a tratti erano grigi e altre volte invece ti si presentavano davanti come il cielo terso estivo delle due del pomeriggio al mare; occhi che soli sapevano farsi carico di una tristezza infinita passandotela tutta addosso, e soli sapevano essere capaci di una timidezza che li sopraffaceva totalmente, a volte.<br />Trovavo che tale forza fosse assolutamente capace di interagire con il prossimo in una girandola di dialoghi prodotti senza proferire parola, un’energia capace di attirarti a sé, e di respingerti, o di schivarti suo stesso malgrado. Ci stava la vita sotto quelle sfumature; una vita magari non raccontata, e tuttavia spesso facilmente intuibile, e totalmente diversa da ciò che invece attraverso la parola emergeva; l’intera vita omessa affiorava, a tratti e solo agli animi sensibili ed attenti, attraverso la parete vitrea con bagliori languidi di risolini insensati o inspiegabili malumori. In quei momenti dovevo frenare il mio impeto, bloccarlo, fermare il fiume di discorsi che ero solita proferire...<br />Non c’era niente che avesse più senso aggiungere, niente avrebbe dato ulteriore significato a ciò che mi era già stato così bene comunicato. Il linguaggio, è proprio così, non è fatto davvero soltanto di parole. E mai come in quei momenti mi riusciva facile vedere la forza disarmante di tale verità. </div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-31015845761734414542010-03-21T13:39:00.003+01:002010-03-21T23:18:55.495+01:00LA CARRIOLA<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfThBVG8jSfse1Mhyphenhyphen5AtXf7A8bxC6I7MvFaeG0z4F9ILops0pGuymmX-o54wQW40ZBraC3foZ0AHv8deUBt_x3ex6twea6ohZS03FkOldSvDn6_r4ZR65PPpI8YdgWhUKuG6k96ogNto4/s1600-h/CARRIOLA.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5451066499838796722" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 124px; CURSOR: hand; HEIGHT: 86px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfThBVG8jSfse1Mhyphenhyphen5AtXf7A8bxC6I7MvFaeG0z4F9ILops0pGuymmX-o54wQW40ZBraC3foZ0AHv8deUBt_x3ex6twea6ohZS03FkOldSvDn6_r4ZR65PPpI8YdgWhUKuG6k96ogNto4/s320/CARRIOLA.jpg" border="0" /></a><br />Mi sono portata appresso una bella carriola e continuo a scavare il terreno pesante e incolto che occupa la superficie del mio giardino; scavo e scavo come una dannata ma non mi riesce di trovare nulla.<br />E mentre continuo a scendere molto più sotto rispetto al livello del suolo ho come l’impressione di compiere una mossa inutile, assurda, controproducente: più vado di sotto e più non trovo nulla, e intanto mi sembra quasi di scavarmi la fossa da sola.<br />Cercavo di trovare humus fertile per poter finalmente seminare qualche cosa anche io, ma la terra è sempre più arida, secca; la terra si sbriciola tra le mie mani priva di consistenza, priva di anima, priva di tempra, e priva anche di qualsiasi sentimento. Scava e scava, scava e spera, non importa non ti fermare continua, giorno dopo giorno, giorno dopo giorno cerca la zona migliore, ma il sentimento che prevale è lo sconforto, e mi assale una invincibile voglia di seppellirmi viva sotto tutta quanta quella terra inutile accumulatasi là sopra.<br />Forse che vivere sia un continuo cercare di trovare qualcosa di buono e di vivo dietro l’angolo; qualcosa che ci sfugge dalle mani ogni volta che tentiamo di afferrarlo, un gioco perverso al massacro nel tentativo illusorio di seguire un illusorio fine costruttivo per noi, per la nostra vita, per l’idea di vita in sé.<br />Forse che vivere sia proprio questo, e non importa se non si riesce a stringere tra le mani un bel niente, ad un bel niente arrivare se non, guarda un po’, alla fine di tutto, a scavarci la fossa, mi viene da pensare, mentre mi appresto rassegnata a risalire dall’ennesima buca, mentre mi asciugo le gocce di sudore che mi cadono sulla fronte, appoggiandomi sulla pala per riposarmi un poco, sconsolata dal triste quadro che mi si para di fronte, un insieme indistinto di terra e gramigna come unico premio per la mia buona volontà.<br />Forse che vivere sia proprio questo, mi dico recependo mio malgrado quanto rispecchi lo sconforto del mio spirito quello spettacolo desolante ed arido, ma intanto registro anche che nonostante tutto il mio vano cercare, altra strada se non quella di continuare a cercare per costruire qualcosa di buono io non conosco, e dunque mi appresto, con spirito oramai non più battagliero ma neanche in fondo completamente rassegnato, a ripiantare altrove il badile.GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3584289830533543525.post-17395163167935470452010-03-21T13:28:00.002+01:002010-03-21T13:45:42.684+01:00LA LINGUA<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiv6Dz2sFk4pnZKTfriRGUgvWaRON1TXas9TRWth8KFspvUTQAQvQofRvha6VbJqsjgtGeECLV0qC9L0Qcr0YY73VbWRJ9aw3Y0U-EUy-8C727V0a3cg2XT59bXLdCs_eFSyeAg1OI2n0A/s1600-h/images.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 90px; height: 125px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiv6Dz2sFk4pnZKTfriRGUgvWaRON1TXas9TRWth8KFspvUTQAQvQofRvha6VbJqsjgtGeECLV0qC9L0Qcr0YY73VbWRJ9aw3Y0U-EUy-8C727V0a3cg2XT59bXLdCs_eFSyeAg1OI2n0A/s320/images.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5451064939354765042" /></a><br /><div><font color="#003300">Ho sempre pensato che tra tutte le forme di comunicazione la parola abbia ancora tanto, tutto da dire. Non credo possa o potrà mai essere scalzata, per status, per tradizione e fama; e perché senza di lei nessuna delle altre forme di comunicazione potrebbe mai dirsi completa.<br />Il verbo, d’altro canto, nella sua accezione originaria ed assolutamente evocativa, è la radice che ha dato origine a tutto.. “In principio era il verbo, e il verbo era presso Dio, e il verbo era Dio..” recita un testo – credo – abbastanza conosciuto ed importante.<br />Tuttavia, senza addentrarmi in discorsi pericolosi, voglio limitarmi a sottolineare l’importanza della comunicazione verbale, quanto sia affascinante notare le evoluzioni che il suono ragionato (così mi piace definire la parola) ha subito nel corso della sua millenaria storia, e le declinazioni cui si è prestato, per dare voce a tante diverse popolazioni..<br />L’italiano, in particolare, è una lingua dolce e piccante insieme, che con le sue mille sfumature può essere tranquillamente intesa come specchio della sua gente, di una storia che nel tempo è riuscita a fondere innumerevoli varietà geografico-culturali.. Per questo mi affascina, ogni volta mettendomi di fronte a delle peculiarità, a dei dettagli mai notati prima.<br />Mi vengono i brividi se penso a come parlavano i latini e a come nelle terre da loro abitate si parlino oggi lingue così simili e tuttavia così diverse; a volte avrei voglia di acchiappare i suoni che la gente produce, per cercare di fissarli in eterno, per paura di perderli, rassegnata comunque al fatto che succederà, rassegnata all’idea di ritrovare un domani neanche troppo lontano le produzioni scritte ed orali dei principali protagonisti della nostra epoca impresse e archiviate in chissà quale nuovo supporto di chissà quale nuovo materiale o formato.. e magari lecitamente prive di quelle regole sintattiche e/o grammaticali considerate fino ad oggi alcuni dei perni fondamentali sui quali far ruotare imprescindibilmente i nostri discorsi.<br />D’altra parte, provenendo da studi classici, io stessa sono venuta a conoscenza di ciò che diceva Cicerone; di ciò che dicevano Seneca e Cesare e prima di loro Platone, Senofonte e gli altri al di là dello Ionio, nelle elleniche terre.. E insomma ricordo gli anni in cui mi sono messa lì a fare le frecce per spostare le parole e far crollare pezzo dopo pezzo i costrutti infiniti ed enigmatici di quelle eterne perifrastiche, mentre aprivo vocabolari di lingue evidentemente morte nel tentativo disperato di ricostruire nuovi giri di parole, di ritrovare un senso che fosse logico per la lingua italiana moderna, per noi che viviamo adesso, spostati migliaia di anni più avanti sull’asse temporale.<br />Forse è stato proprio per questo, fatto sta che nel tempo ho maturato un fastidio sempre maggiore nei confronti del grande caos che interessa la nostra epoca, dove paradossalmente il sapere non è precluso praticamente a nessuno, ma dove, probabilmente per la medesima ragione, tutti si permettono di usare virgole, lettere, termini ed accezioni senza un principio chiaro…<br />C’è letteralmente poco senso in tutto questo, e quello che mi piacerebbe fare attraverso questo blog è provare a denunciare l’esigenza di una coscienza attiva, presente, che ci faccia puntare il dito verso le lettere dell’alfabeto in modo responsabile, facendo emergere all’interlocutore senza alcuna ombra di dubbio l’idea che dietro quel pensiero manifestato e manifesto vi sia stata una scelta ponderata di morfemi, fonemi, significanti e significati; perché, come diceva quel regista in uno dei suoi film più famosi, le parole sono importanti, ed è importante sceglierle bene.<br />Attenzione però: la facoltà di scelta non è detto si connoti sempre di sfumature positive; intendo dire che se riesco a manipolare con consapevolezza e un poca di maestria la faccenda del linguaggio ed i suoi risvolti pratici, ho tutto il diritto di creare dei piccoli mostri, se in questo modo voglio, ad esempio, lanciare ironici messaggi subliminali, o mettere in atto una denuncia verso qualcosa di particolare.. Se il fine è costruttivo, e si decide di portare il proprio contributo o fruire di quello altrui per crescere., allora tutto è benvenuto: giochi linguistici, piroette verbali, neologismi, cacofonie, nuove regole..D’altro canto, sono auspicabili tutte le forme di intervento, dalle riflessioni ai racconti, agli sfoghi… tutto purché espresso attraverso la lingua più antica: quella dei segni. L’insegnamento più importante che ho ricevuto è che non è il nostro sapere ad essere fondamentale per noi, ma quello degli altri; perché il nostro lo conosciamo già, mentre quello altrui, se non ci viene trasmesso, ci manca completamente. Animata da questo spirito, iniziando io per prima a farmi conoscere attraverso i miei scritti, mi piacerebbe dare vita ad una nuova avventura.<br /><br />Giorgia </font></div>GIORGIAhttp://www.blogger.com/profile/12094320561567864470noreply@blogger.com0