domenica 21 marzo 2010

GLI OCCHI


Trovavo che ci fossero persone che consciamente o meno l’energia ce la mettevano tutta quanta negli occhi.
C’erano al mondo occhi di tanti tipi: occhi buoni, grandi, piccoli…E ancora occhi ridenti e bonari e occhi tagliati sulla cattiveria..
Ma capitolo totalmente a parte meritavano coloro la cui personalità riusciva ad essere irradiata, come emanata fascinosamente proprio dallo sguardo, dalle sue traiettorie taglienti e piene di vita; dalla sua luce e dalla sua ombra, e dal suo colore.
Se mi capitava di trovarne rimanevo ad osservarli incantata e rapita, cercando a volte di incrociare quelle traiettorie senza tuttavia riuscire a sostenerne se non per brevi attimi la carica emotiva e il dinamismo espressivo una volta che le avessi intersecate.
Trovavo che più la gente era inconsapevole di tale forza, più riusciva a metterla in atto sfruttandone appieno la potenzialità.
Impazzivo in particolare per le sfumature del celeste, per quegli occhi che a tratti erano grigi e altre volte invece ti si presentavano davanti come il cielo terso estivo delle due del pomeriggio al mare; occhi che soli sapevano farsi carico di una tristezza infinita passandotela tutta addosso, e soli sapevano essere capaci di una timidezza che li sopraffaceva totalmente, a volte.
Trovavo che tale forza fosse assolutamente capace di interagire con il prossimo in una girandola di dialoghi prodotti senza proferire parola, un’energia capace di attirarti a sé, e di respingerti, o di schivarti suo stesso malgrado. Ci stava la vita sotto quelle sfumature; una vita magari non raccontata, e tuttavia spesso facilmente intuibile, e totalmente diversa da ciò che invece attraverso la parola emergeva; l’intera vita omessa affiorava, a tratti e solo agli animi sensibili ed attenti, attraverso la parete vitrea con bagliori languidi di risolini insensati o inspiegabili malumori. In quei momenti dovevo frenare il mio impeto, bloccarlo, fermare il fiume di discorsi che ero solita proferire...
Non c’era niente che avesse più senso aggiungere, niente avrebbe dato ulteriore significato a ciò che mi era già stato così bene comunicato. Il linguaggio, è proprio così, non è fatto davvero soltanto di parole. E mai come in quei momenti mi riusciva facile vedere la forza disarmante di tale verità.

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