domenica 21 marzo 2010

LA LINGUA


Ho sempre pensato che tra tutte le forme di comunicazione la parola abbia ancora tanto, tutto da dire. Non credo possa o potrà mai essere scalzata, per status, per tradizione e fama; e perché senza di lei nessuna delle altre forme di comunicazione potrebbe mai dirsi completa.
Il verbo, d’altro canto, nella sua accezione originaria ed assolutamente evocativa, è la radice che ha dato origine a tutto.. “In principio era il verbo, e il verbo era presso Dio, e il verbo era Dio..” recita un testo – credo – abbastanza conosciuto ed importante.
Tuttavia, senza addentrarmi in discorsi pericolosi, voglio limitarmi a sottolineare l’importanza della comunicazione verbale, quanto sia affascinante notare le evoluzioni che il suono ragionato (così mi piace definire la parola) ha subito nel corso della sua millenaria storia, e le declinazioni cui si è prestato, per dare voce a tante diverse popolazioni..
L’italiano, in particolare, è una lingua dolce e piccante insieme, che con le sue mille sfumature può essere tranquillamente intesa come specchio della sua gente, di una storia che nel tempo è riuscita a fondere innumerevoli varietà geografico-culturali.. Per questo mi affascina, ogni volta mettendomi di fronte a delle peculiarità, a dei dettagli mai notati prima.
Mi vengono i brividi se penso a come parlavano i latini e a come nelle terre da loro abitate si parlino oggi lingue così simili e tuttavia così diverse; a volte avrei voglia di acchiappare i suoni che la gente produce, per cercare di fissarli in eterno, per paura di perderli, rassegnata comunque al fatto che succederà, rassegnata all’idea di ritrovare un domani neanche troppo lontano le produzioni scritte ed orali dei principali protagonisti della nostra epoca impresse e archiviate in chissà quale nuovo supporto di chissà quale nuovo materiale o formato.. e magari lecitamente prive di quelle regole sintattiche e/o grammaticali considerate fino ad oggi alcuni dei perni fondamentali sui quali far ruotare imprescindibilmente i nostri discorsi.
D’altra parte, provenendo da studi classici, io stessa sono venuta a conoscenza di ciò che diceva Cicerone; di ciò che dicevano Seneca e Cesare e prima di loro Platone, Senofonte e gli altri al di là dello Ionio, nelle elleniche terre.. E insomma ricordo gli anni in cui mi sono messa lì a fare le frecce per spostare le parole e far crollare pezzo dopo pezzo i costrutti infiniti ed enigmatici di quelle eterne perifrastiche, mentre aprivo vocabolari di lingue evidentemente morte nel tentativo disperato di ricostruire nuovi giri di parole, di ritrovare un senso che fosse logico per la lingua italiana moderna, per noi che viviamo adesso, spostati migliaia di anni più avanti sull’asse temporale.
Forse è stato proprio per questo, fatto sta che nel tempo ho maturato un fastidio sempre maggiore nei confronti del grande caos che interessa la nostra epoca, dove paradossalmente il sapere non è precluso praticamente a nessuno, ma dove, probabilmente per la medesima ragione, tutti si permettono di usare virgole, lettere, termini ed accezioni senza un principio chiaro…
C’è letteralmente poco senso in tutto questo, e quello che mi piacerebbe fare attraverso questo blog è provare a denunciare l’esigenza di una coscienza attiva, presente, che ci faccia puntare il dito verso le lettere dell’alfabeto in modo responsabile, facendo emergere all’interlocutore senza alcuna ombra di dubbio l’idea che dietro quel pensiero manifestato e manifesto vi sia stata una scelta ponderata di morfemi, fonemi, significanti e significati; perché, come diceva quel regista in uno dei suoi film più famosi, le parole sono importanti, ed è importante sceglierle bene.
Attenzione però: la facoltà di scelta non è detto si connoti sempre di sfumature positive; intendo dire che se riesco a manipolare con consapevolezza e un poca di maestria la faccenda del linguaggio ed i suoi risvolti pratici, ho tutto il diritto di creare dei piccoli mostri, se in questo modo voglio, ad esempio, lanciare ironici messaggi subliminali, o mettere in atto una denuncia verso qualcosa di particolare.. Se il fine è costruttivo, e si decide di portare il proprio contributo o fruire di quello altrui per crescere., allora tutto è benvenuto: giochi linguistici, piroette verbali, neologismi, cacofonie, nuove regole..D’altro canto, sono auspicabili tutte le forme di intervento, dalle riflessioni ai racconti, agli sfoghi… tutto purché espresso attraverso la lingua più antica: quella dei segni. L’insegnamento più importante che ho ricevuto è che non è il nostro sapere ad essere fondamentale per noi, ma quello degli altri; perché il nostro lo conosciamo già, mentre quello altrui, se non ci viene trasmesso, ci manca completamente. Animata da questo spirito, iniziando io per prima a farmi conoscere attraverso i miei scritti, mi piacerebbe dare vita ad una nuova avventura.

Giorgia

Nessun commento:

Posta un commento